La diaspora africana in Europa tra contradizioni e immobilismi?

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L’errore delle diaspore africane in ogni atto o iniziativa si riassume in due parole chiavi: casualità e improvvisazione. Al di là di queste due parole, esistono anche altri fattori tra cui la confusione dei ruoli e la cultura dell’ impostura.

Quando una persona sa che non possiede le competenze e le capacità richieste non è necessario forzare o improvvisare. Prima bisogna formarsi, acquisire conoscenze e strumenti. La conoscenza non si acquisisce leggendo due o tre post su Facebook o su Google. Serve pazienza, umiltà, confronto, consapevolezza di non sapere e predisposizione a voler imparare.

Alla  comunità africana, serve progettualità per uscire da questa fase di ‘’mediocrazia’’ (non inteso come predominio della classe media ma piuttosto predominio dei non qualificati sugli altri) , la quale pian pian ci sta portando alla ‘’folliacrazia’’ (questo modo di fare delle scelte senza valutarne le conseguenze, un modo di mettere insieme ignoranza, improvvisazione, interesse personale) . Tutta la differenza con altre comunità più organizzate che mettono avanti la programmazione e la prospettiva. Non è un caso se siamo più numerosi ma meno rappresentati.

Ecco, la ‘’folliacrazia’’ è quando delle persone passano la maggior parte del tempo ad odiarsi, farsi la guerra e diffamarsi piuttosto di costruire.

Serve un nuovo slancio, un patto africano, un patto delle diaspore che non esiste sulla base di una lotta contro altre comunità ma che deve avere per motto la riconciliazione, la tolleranza e la costruzione. Solo insieme si arriverà a qualcosa.

L’elite africana di oggi deve prendere le sue responsabilità e rimettere in ordine una comunità numerosa; una comunità numerosa ma frammentata. Bisogna tener presente che non esiste una diaspora africana, esistono diaspore africane poiché il Corno dell’Africa e il Magreb ad esempio fanno entrambi parte del continente africano ma non hanno la stessa la cultura e non guardano subito sugli stessi obbiettivi.

La sfida è quindi di trovare il punto in comune per lavorare insieme e partecipare all’ideale repubblicano dei paesi nei quali vivono. Una classe intellettuale che non sa dialogare e guardare nella stessa direzione non ispira fiducia. Perciò gran parte dei progetti africani iniziati in Europa non sono stati in grado di capitalizzare nella comunità.

Uno dei problemi è che gli interessi personali vanno oltre l’interesse collettivo, la logica del breve termine è preferita al lavoro sul lungo termine. Per questo motivo ,serve un nuovo approccio, un nuovo paradigma basato sul merito, sulle competenze associate ad altri valori tali: la lealtà, la solidarietà e la determinazione.

Le lotte intestine delle comunità africane basate sulla ricerca di un riconoscimento personale dimostrano soltanto che tali comunità non hanno imparato dal loro passato.

Per fare questo  ragionamento sulle diaspore africane in Europa ci siamo rivolti a tanti africani della diaspora, africani di diverse categorie, di età diversa, abbiamo chiesto ad ognuno di loro cosa pensano delle diaspore africane in Europa. Otto persone su nove pensano che non esiste un senso di comunità tra le diaspora africane, alcune di loro sostengono che ‘’ la comunità africana è totalmente assente e sempre più incapace di tenere il passo ai nuovi continui cambiamenti e sviluppi’’. Particolarmente in Italia, non esiste una comunità africana ma piuttosto dei ‘’communautarismes’’, secondo D.B una africana laureata e molto impegnata nelle questioni del continente africano.

Questi ‘’communautarismes’’ sostengono i micro nazionalismi che vedono Nigeriani tra di loro, gli Etiopi insieme, i Camerunensi insieme ad altri Camerunensi e Senegalesi tra di loro. Questi micro nazionalismi sono un vero e proprio ostacolo all’ideale comune delle diaspore africane che hanno gli stessi problemi (razzismo, disoccupazione, clandestinità, problemi di integrazione…).

L’oggetto di tale analisi di cui questo testo è la prima parte, intende evidenziare le ragioni che rendono la comunità africana quasi inerte in Italia e in Europa. Tuttavia, bisogna sottolineare che rispetto ad altri paesi, l’Italia offre meno opportunità alle comunità africane, anche se tanti giovani africani sono molto preparati e qualificati in vari settori come in ingegneria, in economia, in scienze umane, in giurisprudenza. Tanti africani o italiani di origini africane possiedono delle competenze, ma perché non vengono valorizzati?

In conclusione, gli africani potrebbero creare il dibattito affine di ridefinire i loro obbiettivi e difendere i loro interessi.

Serve più dialogo, organizzazione ma meno diffamazione.

Per Z. A un africano che vive in Italia da anni, ci vuole più impegno, persone che lottane per il sociale, l’integrazione e la solidarietà. Secondo lui, alcuni dovrebbero smettere di usare la parola Africa per soddisfare i loro bisogni. Dovrebbero scegliere se vogliono continuare ad andare avanti ognuno per conto proprio raggiungendo così dei risultati mediocri oppure organizzarsi e diventare una comunità rispettata ed ascoltata, una vera forza che viene presa in considerazione.

Analisi.

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